Le piante da radice e da tubero (RT) sono dotate di organi di stoccaggio sotterraneo (radici, tuberi, rizomi, cormi), che hanno la funzione di accumulare principalmente amido come sostanza di riserva. Comprendono specie appartenenti a famiglie diverse. Alcuni di questi contengono anche sostanze tossiche, che richiedono trattamenti speciali per renderli commestibili.

Le specie di più larga diffusione e per le quali la FAO mette a disposizione dati statistici su produzione e consumi, sono la patata, la manioca, la patata dolce, l'igname e il taro. Tutte queste specie sono perenni, salvo l'igname, ed erbacee, ad eccezione della manioca, arbustiva.

Esiste, poi, una moltitudine di specie, appartenenti a famiglie diverse, di importanza mondiale, regionale o locale. Per queste, in ragione della minore importanza economica, le informazioni e i dati statistici disponibili sono relativamente scarsi.

Principali piante da radice e da tubero

Alcune delle caratteristiche più salienti di queste cinque specie sono riassunte di seguito, a confronto.

Talella 1 - Principali caratteristiche di radici e tuberi coltivati

Caratteristiche e utilizzazione

Alcune RT - manioca, patata dolce, igname e taro - svolgono un ruolo essenziale nella sicurezza alimentare delle popolazioni delle aree tropicali e subtropicali, in un contesto di crescita demografica e rapida urbanizzazione, mentre la patata è tipicamente coltivata soprattutto nelle zone temperate. A livello globale, il consumo di RT è di circa 70 kg/capite/anno contro i 147 kg dei cereali. Di alcune specie (manioca, batata e taro), si utilizzano anche le foglie, ricche di proteine (tra il quattro e il cinque per cento). Gli impieghi nell’industria comprendono: alimentare (aceto, acido lattico, alcol, glucosio, lievito), mangimistica, tessile, cartaria e cosmetica. Crescente anche l’impiego per la produzione di bioetanolo.

Requisiti per la coltivazione

Queste specie, coltivate nella fascia intertropicale dell’Africa occidentale, nel Sud-est asiatico, nel Pacifico e nell’America tropicale, orientativamente tra le latitudini 30 - 40° Nord e 30 - 40° Sud, temono il gelo, hanno bisogno di temperature medie non inferiori a 18 - 20 °C e precipitazioni annue ben distribuite da 750 mm per la patata a 1.500 – 2.000 mm per il taro e soffrono per siccità prolungate, con diversi gradi di capacità di recupero. Preferiscono, in genere, terreni sciolti, permeabili e profondi, ricchi di sostanza organica e di potassio, ma temono gli eccessi idrici (non il taro, che si può coltivare sommerso), mentre manioca e taro tollerano terreni marginali, pesanti e salini.

Sistemi di coltura

L'intensificazione delle tecniche colturali, con impiego degli input esterni e della motorizzazione, rimane limitata in molte regioni in via di sviluppo e riservata alle colture da reddito, che permettono di ripagarne il costo. La coltivazione è in gran parte manuale; indicativamente, per la conduzione di un ettaro di RT è necessario un centinaio di giornate di lavoro, che per l’igname possono raddoppiare o triplicare a causa della laboriosa preparazione del suolo e per la messa in opera del tutoraggio. Laddove la superficie agricola è disponibile in quantità sufficiente, la ricostituzione della fertilità naturale è affidata al maggese, talvolta coltivato o pascolato. La durata media del maggese va da quattro a sei anni e oltre, variando in funzione delle condizioni edafiche e climatiche e delle colture praticate. Nello schema tradizionale classico, le piante da tubero o da radice, sfruttanti ma miglioratrici della struttura del terreno, aprono la rotazione su terreno vergine o a riposo, lasciando poi il terreno favorevolmente smosso per la coltura che segue. Questa sarà un cereale (mais, sorgo, riso pluviale), o una leguminosa (arachide, fagiolo, niébé). Nella rotazione, non si susseguono più colture di radici o tuberi, in ragione del loro simile fabbisogno nutritivo e per prevenire o limitare l'insorgere di problemi fitosanitari. Talvolta, però, si affida alla manioca la chiusura della rotazione, nell’intento di sfruttare la fertilità residua del terreno. Con l’aumento della pressione demografica e la conseguente contrazione delle superfici, in molte aree, la durata di questo intervallo si va riducendo e, con essa, la fertilità dei terreni. Il grosso delle colture da radice o da tubero è coltivato in seccagno, come coltura di base o di sussistenza in orti famigliari, in consociazionecon altre colture (cereali, leguminose piante da orto, ecc.), generalmente con metodi arcaici. Per alcune colture (ad esempio, patata, manioca e patata dolce), è però possibile la meccanizzazione dalla semina alla raccolta, con adeguato impiego di pacchetti tecnologici elevati.

Tecniche e pratiche colturali

La scelta delle cultivar dipende dal sistema colturale (coltura pura o consociata), dalla resistenza alle virosi ed alle avversità, dalle abitudini alimentari della famiglia coltivatrice e dal mercato. La selezione delle cultivar per la coltivazione è inoltre diversa a seconda che si tratti di produzioni destinate all'alimentazione umana (gusto, precocità, contenuto vitaminico, polpa soda o tenera) o all'alimentazione animale. La moltiplicazione è vegetativa, le talee di manioca e di batata sono prelevate da vecchi appezzamenti in produzione. Le altre specie si moltiplicano attraverso i tuberi, rizomi o cormi (o preferibilmente porzioni di essi). Come tutto il materiale di propagazione vegetativa, possono trasmettere agenti patogeni e parassiti ed è dunque consigliabile assicurare la rigorosa selezione delle piante e, possibilmente, un trattamento fungicida-insetticida. L'impianto avviene generalmente all'inizio della stagione delle piogge, periodo che garantisce il miglior avvio e la crescita più rapida della coltura. La densità di impianto e la spaziatura variano soprattutto a seconda della cultivar, del sistema di coltura, della piovosità, della fertilità del suolo e della destinazione d'uso. Alcune specie (né la patata e né igname) non hanno dormienza e si possono piantare durante tutto l’anno, se le condizioni climatiche lo permettono.

Avversità

I trattamenti antiparassitari, sebbene efficaci, sono generalmente troppo costosi. L'impiego di cultivar resistenti o tolleranti, l'utilizzo di materiale vegetativo sano, il rispetto delle buone pratiche colturali, tra cui importante è la rotazione delle colture, consentono di prevenire la maggior parte delle malattie e dei nematodi.

Rese e perdite post-raccolta

In condizioni normali, in seccagno, le rese vanno mediamente da 5 a 20 t/ha, che possono raddoppiare o addirittura triplicare in irriguo e/o in coltivazioni molto intensive. Le perdite post-raccolta comprendono le perdite di quantità e qualità del prodotto derivanti da danni fisici, attacchi di roditori, malattie fungine e batteriche e processi fisiologici come germinazione, disidratazione e respirazione. L'elevato contenuto di umidità determina una elevata deperibilità, ma buona ventilazione e bassa temperatura consentono di conservare tuberi e radici sani e puliti anche per lunghi periodi, contenendo le perdite intorno al 20 - 40%, a seconda delle specie. In queste condizioni, la patata e l’igname si possono conservare da tre a sei mesi e la batata per quattro–cinque mesi. I tuberi di manioca si conservano meglio nel proprio terreno che fuori; se trasformata in prodotti secchi, la manioca può essere immagazzinata e conservata con relativa facilità.

Una valutazione sistematica delle perdite fisiche in tutto il mondo da parte della FAO suggerisce che le perdite di radici e tuberi, il cui contenuto in acqua è dell'ordine del 60 - 80%, sono comprese tra il 30% e il 60%. Nel caso della manioca, in Africa le perdite nel 2002 sono state stimate intorno al 29%; nel 2014, le stime indicano perdite fisiche di manioca del 12% in Ghana, del 7% nel sud-ovest della Nigeria, del 3% in Vietnam e del 2% in Thailandia. Per la patata dolce in Tanzania, la perdita di valore per movimentazione e trasporto è stimata intorno al 13%.

Servizi di appoggio alla produzione

Sono attivi nei vari continenti numerosi istituti orientati alla ricerca e/o allo sviluppo delle radici e tuberi, collegati al Consultative Group for International Agricultural Research – CGIAR, un gruppo di ricerca globale con sede a Montpellier (Francia), che gestisce 15 centri di ricerca in collaborazione con centinaia di partner, quali istituti di ricerca nazionali e regionali, organizzazioni sociali civili, università, organizzazioni per lo sviluppo e industrie private. Di seguito se ne citano alcuni tra i più importanti.

  • In Africa, il Centre national agronomique a Bouaké, (Costa d’Avorio); il National Root Crops Research Institute – NRCRI a Umudike e l’International Institute of Tropical Agriculture - IITA a Ibadan, Nigeria.
  • In America, la Tropical Agricultural Research Station a Mayagüez, (Porto Rico); l’Instituto Interamericano de Cooperación para la Agricultura - IICA, (Costa Rica); il Caribbean Agricultural Research and Development Institute - CARDI ai Caraibi; il Centro Internacional de Agricultura Tropical - CIAT, in Colombia con una filiale a Bangkok, (Thailandia); il Centro Internacional de la Papa - CIP, a Lima, (Perù) e la Empresa Brasileira de Pesquisa Agropecuária – Embrapa a Brasilia, (Brasile).
  • In Asia, il Philippine Root Crop Research and Training Center a Beybey, (Filippine), la stazione di ricerca Koronivia, (Figi), il Bubia Agricultural Research Center in (Papua Nuova Guinea); Il Central Tuber Crops Research Institute - ICAR-CTCRI a Kerala, (India); il Central Tubercrops Research Institute a Trivandrum, (India) e lo Sweet Potato Research Institute - SPRI dell'Accademia cinese delle scienze agrarie – CAAS a Pechino, (Cina).
  • In Europa, il Centre de coopération internationale en recherche agronomique pour le développement – CIRAD a Parigi; l'Institut de recherche pour le développement – IRD a Montpellier; l’Institut national de la recherche agronomique – INRA a Marsiglia, (Francia), che ha anche un Centro nelle Antille, (Guadalupa); l'Università Cattolica di Lovanio, (Belgio) e il Natural Resources Institute – NRI, dell’Università di Greenwich, (Gran Bretagna).

Produzione

Nel 2020, le colture amidacee rappresentano una quota rilevante delle colture erbacee. Di queste, i cereali (mais, grano e riso, in ordine di importanza) coprono 736 milioni di ettari (54%), mentre tuberi e radici interessano 64 milioni di ettari (5%). Tra le radici e tuberi, il primo posto spetta alla manioca con 28,2 milioni di ettari, seguita dalla patata con 16,5 milioni di ettari, dall’igname con 8,8 milioni di ettari, dalla patata dolce con 7,4 milioni di ettari e, infine, dal taro con 1,8 milioni di ettari. Quasi due terzi dei RT sono coltivati in Africa, e un quarto in Asia. La produzione del complesso delle cinque colture è di 838,9 milioni di tonnellate, quasi tutte di patata e manioca, coltivate per la maggior parte in Asia e Africa (Tabella 2). L’Asia si distingue, nel suo complesso, anche per gli elevati rendimenti, superiori alle medie mondiali per quasi tutte le colture (Tabella 3). Nell’ultimo quarto di secolo, si è registrato un aumento dei rendimenti e delle produzioni di patata e di manioca.

Tabella 2 - Produzioni di radici e tuberi nel 2020 (migliaia di tonnellate)

Tabella 3 - Rese medie di radici e tuberi nel 2020 (tonn./ha)

Sicurezza alimentare

Le RT, colture a basso impiego di manodopera, a basso costo e a basso rischio, con tempi di semina e raccolta flessibili e alto potenziale produttivo, possono svolgere un ruolo importante nel mantenimento della sicurezza alimentare e nutrizionale e sostenere la crescita economica e sociale di un gran numero di paesi. Di seguito alcune considerazioni in proposito:

  • la patata ha sostenuto per secoli lo sviluppo di civiltà in Sud America e in Europa e conserva un grande potenziale di sviluppo in regioni come, ad esempio, l’Asia;
  • di fronte ai cambiamenti climatici, i TR sono considerati, dalla maggior parte degli studi prospettici, più resilienti delle piante da granella (cereali, legumi) e si prevede una espansione considerevole delle loro aree di produzione, in particolare nei paesi in via di sviluppo;
  • la partecipazione di radici e tuberi alle catene del valore orientate all'approvvigionamento delle città e dell'industria è in rapida crescita e il loro ruolo nella sicurezza alimentare e nell'economia sarà sicuramente esaltato. Questo è particolarmente vero in Africa, dove il previsto raddoppio della popolazione nei prossimi decenni, la rapida urbanizzazione e il cambiamento dei modelli dietetici stanno creando un crescente bisogno di alimenti trasformati facili da preparare e consumare;
  • i TR tropicali (escludendo la patata la cui produzione avviene per i due terzi in zone temperate) sono stati oggetto di investimenti molto inferiori per il loro miglioramento rispetto ai cereali, o anche alle patate. Le rese medie sono relativamente basse (10 t/ha) rispetto al loro potenziale, che può superare le 100 t/ha. Laddove le rese dei cereali sarebbero in larga parte prossime al loro limite nelle agricolture più intensive, i margini di progresso per le RT restano, viceversa, significativi;
  • secondo la FAO, le rese della manioca, la principale delle RT tropicali, possono aumentare fino al 400 per cento, adottando un modello di agricoltura sostenibile rispettosa dell'ambiente, che incoraggi le colture miste e la loro rotazione limitando la monocoltura, la lavorazione minima o nulla del terreno, l’impiego di materiali immuni da malattie e la lotta antiparassitaria integrata;
  • esistono rilevanti capacità di ricerca e sviluppo, diffuse capillarmente nel pianeta, che possono incoraggiare e sostenere la produzione su larga scala, determinando decisivi incrementi di produzione, attraverso l’introduzione di cultivar più resistenti alle avversità e più performanti; la disponibilità di materiale vegetativo di qualità, sano ed accessibile (ad esempio grazie alla micropropagazione); la messa a punto e la diffusione di pratiche e tecniche che ne incrementino la produttività, la riduzione delle perdite post-raccolta e dei costi di produzione, e il rallentamento della deforestazione e del declino della fertilità dei suoli.

Altre piante da radice e da tubero

Le piante di queste specie sono coltivate in sistemi di produzione anche molto diversi e in ambienti agroecologici che vanno dalle zone d'alta quota a quelle di pianura più aride, spesso soggette a siccità o inondazioni. Sono spesso connotate da cicli vegetativi brevi e da caratteristiche fisiologiche che consentono loro di produrre anche in finestre temporali ristrette dalle basse temperature o dalla siccità e di adattarsi alla erraticità delle precipitazioni. Qualità queste, la frugalità e la rusticità, di particolare rilievo a fronte di cambiamenti climatici, i cui effetti sono tanto più gravi nelle aree meno favorite del pianeta, nelle quali queste specie costituiscono una risorsa di fondamentale importanza per la sicurezza alimentare. Le principali caratteristiche delle specie di una ventina di famiglie diverse sono proposte nella tavola che segue. La descrizione non è esaustiva, ma è suscettibile di rappresentare la base per ulteriori approfondimenti.

Note

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